Medicine alternative

Per medicine non convenzionali (MNC) si intendono attualmente, secondo la modalità di classificazione adottata dall’Unione Europea (Risoluzione del Parlamento Europeo n.75/97 e Risoluzione del Consiglio d’Europa n.1206/99), sia medicine alternative, vale a dire composte da un corpo di conoscenze strutturato e sviluppato in modo da includere diagnosi e terapia alternative alla forma accademica euro-americana (ad esempio la Medicina Tradizionale Cinese), sia le cosiddette medicine complementari, il cui utilizzo cioè è da affiancare alle cure tradizionali. Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di medicine tradizionali, volendo sottolineare così la ‘lunga storia’ che molte di esse hanno e che ‘rappresentano la somma totale del sapere, delle abilità e delle pratiche basate su teorie, credenze ed esperienze indigene alle differenti culture’ [WHO 2000], il mondo anglosassone preferisce la definizione, da me adottata in genere, di Complementary and Alternative Medicine (CAM).

Seguendo le stesse classificazioni della medicina umana, in veterinaria si parla di Medicine Veterinarie Non Convenzionali (MVNC) – termine preferito all’interno dell’Unione Europea – oppure, con la stessa valenza, di Complementary and Alternative Veterinary Medicine (CAVM – Medicine Veterinarie Alternative e Complementari) – termine preferito negli Stati Uniti e in generale nel mondo della ricerca scientifica.

Essendo termini diversi ma riferiti allo stesso soggetto, nel mio sito preferisco in genere utilizzare la denominazione anglosassone parlando di Medicine Alternative e Complementari, un po’ probabilmente per la mia formazione accademica, un po’ perché preferisco definire queste medicine per quel che sono, invece di dire quel che NON sono. I termini rimangono comunque, almeno in questo sito, intercambiabili.

Quali sono le Medicine Alternative e Complementari Veterinarie?

Con questo termine ci si riferisce, in Italia, ha 5 diverse discipline: Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia, Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e Agopuntura. Nel 2003 la Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI) ha riconosciuto come queste discipline abbiano una importanza socio-economico-sanitaria in veterinaria e le ha ufficialmente definite come Atto Medico, inserendole nel nostro Codice Deontologico (art. 35). Cosa significa questo?

Omeopatia, Omotossicologia, Fitoterapia, Medicina Tradizionale Cinese e Agopuntura sono in Italia praticabili su un animale SOLO da un Medico Veterinario, sotto la sua diretta e non delegabile responsabilità.

Nonostante questo possa essere opinabile, tanto che in effetti non in tutti gli stati del mondo è così (in molti casi vengono previste delle figure para-professionali con formazione di base almeno triennale su fisiologia e patologia, autorizzando all’utilizzo di queste discipline spesso sia sull’uomo che sugli animali), in Italia è necessario essere Medico o Medico Veterinario per esercitare queste professioni rispettivamente su esseri umani e animali. A mio parere, questa scelta è corretta: sebbene sia certamente vero che un Omeopata preferirà utilizzare altre terapie rispetto alle convenzionali, avere una persona con formazione medica di fronte ci garantisce e garantisce i nostri animali da errori che potrebbero avere gravi influenze sulla salute. Saper riconoscere stati patologici, conoscere le varie alternative terapeutiche (includendo terapie convenzionali e non) ci garantisce sulla effettiva scelta in scienza e coscienza dell’operatore che abbiamo di fronte.

Che percorso deve fare un Medico Veterinario per potersi definire esperto di una di queste discipline?

A differenza di altre “specialità” veterinarie, l’omeopatia veterinaria è regolata da delle norme interne alla FNOVI che hanno come fine quello di identificare quale percorso debba fare un veterinario per definirsi esperto in omeopatia (omeopata, per farla breve). Questo garantisce il paziente da frodi a suo danno. Per scaricare queste linee guida clicca qui. Da parte del paziente è molto importante ricercare dei Veterinari che abbiano ricevuto questo riconoscimento dalla FNOVI quindi (lo trovate scritto sul biglietto da visita), perché garantisce se non sulla qualità della prestazione, quanto meno sulla preparazione di chi avete di fronte.

In sostanza, un medico veterinario esperto in omeopatia un corso almeno triennale, con un monte ore stabilito e con un determinato numero di ore di clinica omeopatica certificate dalla scuola. Inoltre, parametri aggiuntivi o complementari possono essere lavori scientifici pubblicati, lezioni o insegnamento della materia, congressi e seminari etc.

Lo standard di formazione in MNC è attualmente uno dei meglio normati e rispetta linee guida internazionali ponendo l’Italia davvero come eccellenza in Europa per la tutela del paziente.

Fra le discipline riconosciute da FNOVI, io mi occupo di omeopatia e fitoterapia. Inoltre mi interesso da tanti anni anche floriterapia di Bach e Australiana e di aromaterapia.

Omeopatia

I rimedi omeopatici se assunti in maniera "fai da te" e ripetuti sconsideratamente potrebbero indurre nuovi disturbi. Ricordate che non è vero che "l'omeopatia se non fa bene non fa male". Qualsiasi sostanza, anche l'acqua, se assunta in quantità eccessive o nel modo sbagliato, può creare disturbi. I medici Omeopati qualificati garantiscono una competenza ed una esperienza tale da non avere, seguendo le loro indicazioni, effetti collaterali dai rimedi omeopatici. Vi preghiamo di consultare il vostro medico omeopata ogni volta si presenti qualche dubbio.

L’omeopatia può essere definita come metodo diagnostico, clinico e terapeutico, formulato per primo dal medico tedesco Samuel Hahnemann fra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. L’omeopatia si basa su alcuni principi fondamentali, che la caratterizzano rispetto ad altre terapie, e che sono rimasti sostanzialmente invariati nel corso degli ultimi secoli: a) la “Legge dei Simili”, che afferma la possibilità di curare un malato somministrandogli una o più sostanze che, in una persona sana, riprodurrebbero i sintomi rilevanti e caratteristici del suo stato patologico; b) la prescrizione di medicinali omeopatici strettamente personalizzata sul paziente; c) l’uso esclusivo di medicinali omeopatici unitari (monocomponente). L’omeopatia può essere considerata quindi a tutti gli effetti una Medicina Alternativa, in quanto la dalla diagnosi alla prognosi, le valutazione dell’omeopata sono differenti da quelle che farebbe un medico allopata.

L’omeopatia è una disciplina complessa, fondata su alcuni principi di base inalterati, e allo stesso tempo molto varia al momento attuale per quanto riguarda l’approccio di diversi e grandi medici nel mondo. Nulla di strano dunque se andando da due medici omeopatia, o da due medici veterinari omeopati, potrete notare metodologie e approcci molto diversi: come due artisti che suonano la stessa spartitura in modi completamente distinti, traendone due melodia uguali nella sostanza, ma molto diverse all’orecchio, così i medici omeopati nel mondo possono sembrare differire.

Per avere un’idea più precisa di cosa sia l’omeopatia, quali siano i principi, le problematiche anche riguardo la ricerca (punto tanto discusso), vi invito a scaricare e leggere il capitolo della mia tesi di laurea che riguarda questo argomento (Capitolo Omeopatia). Pur non esaustivo, credo sia ancora un sunto accettabile.

Su questa pagina vorrei invece chiarire alcuni punti, fondamentali a mio parere per sapere di cosa andiamo a parlare, per orientarsi e per discernere fra una terapia e l’altra, perché troppo spesso si fa confusione, anche fra colleghi.

Cominciando dal principio, il primo paragrafo dell’Organon recita:

“Unico e altissimo compito del medico è ristabilire la salute dei malati, che è ciò che si chiama guarire. [§1 Organon dell’Arte del Guarire, S.Hahnemann]

Sembra ovvio? Beh, se lo si pensa bene non lo è molto (e non lo era ancora di più all’epoca in cui a vissuto questo medico, fatta di salassi e purghe). La medicina allopatica, se un osservatore riesce ad essere giudice attento e imparziale, troppo spesso dimentica questo sano principio. In medicina allopatica ci si preoccupa in maniera esclusiva di correggere il sintomo, ma questo può essere ben distante dal guarire. Qualche esempio: 1. ho mal di testa, prendo un antidolorifico, mi passa il mal di testa. Ma posso dirmi “guarito dal mal di testa” se a cadenza regolare questo mal di testa mi tornerà? 2. ho la pressione alta. Posso dirmi “guarito” se devo prendere tutti i giorni una pasticca per abbassare la pressione? 3. sono depressa. Posso dirmi guarita se devo prendere psicofarmaci per tenere a bada la mia depressione? Se le vostre risposte sono NO, in effetti non siete molto distanti dal mondo dell’Omeopatia.

Ecco quindi la prima grande differenza fra medicina omeopatica e allopatica: la definizione di guarigione. Malattia e quindi salute sono per un omeopata una totalità, non un solo e unico sintomo, da correggere. Facendo una metafora, i sintomi NON sono la malattia di una persona, ma solo singole parole di un “linguaggio” attraverso il quale manifesta uno squilibrio interno: è necessario che il medico ascolti e valuti tutta la frase, tutto il discorso, non può soffermarsi sulle singole parole e pensare di comprendere il senso di ciò che il paziente sta esprimendo con il suo malessere. Se quindi la medicina moderna si può dire ancora molto influenzata dal meccanicismo cartesiano (il concetto sostanziale è “questo pezzo non va, come un meccanico cambio il pezzo, sostituisco, aggiungo benzina etc.), la medicina omeopatica ha quella che viene definita una visione olistica dell’individuo (uomo o animale che sia) che cura.

Da questo possiamo capire già diverse cosette interessanti:

  1. Quando un medico, un medico veterinario, un farmacista, o magari un erborista, un naturopata o altro, vi dice “ah si, per l’herpes prendi questo”, “per il mal di pancia io ho usato questo”, “per la diarrea di Felix prendi questo”, ecco, al massimo, se va bene, vi sta consigliando qualcosa che NON è omeopatia, anche se magari quello che vi trovate in mano è un tubetto di granuli omeopatici. Dato che l’omeopatia vuole curare il paziente nella sua totalità, non esiste il farmaco per questo o quel disturbo, un approccio del genere è prettamente allopatico (hai il mal di testa, ti schiaffo un antidolorifico).
  2. Quando una qualsivoglia figura, in pochi minuti vi dice “prendi questo rimedio omeopatico”, o è un genio, oppure non sta facendo omeopatia. La valutazione richiede tempo. Una prima visita omeopatica (per esseri umani o animali) richiede 1,5-2 ore (!!) proprio perché bisogna valutare tutti, tutti i sintomi che il paziente sta esprimendo.
  3. Omeopatia NON è prendersi dei granuli di zucchero. L’Omeopatia è un metodo prima di tutto diagnostico totalmente diverso dall’allopatia. Anche se questo può apparire (spero appaia, dopo quello che ho scritto) un’ovvietà.. ecco, vi meraviglierà sapere che la maggior parte degli studi “scientifici” fatti sull’Omeopatia sono esattamente così: diamo una serie di granulini, magari senza neanche coinvolgere un medico omeopata nello studio, e constatiamo che NON funzionano. Ma grazie! L’Omeopatia vera è ben altro!

L’Omeopatia Classica (che è quella di cui mi occupo) tende quindi a cercare un solo rimedio che riporti lo stato psico-fisico del paziente verso un equilibrio perso. utilizzando questo approccio quindi, l’Omeopatia può essere utilizzata per disturbi sia acuti che cronici, valutando la malattia nel suo insieme, non come un fenomeno localizzato. I sontomi e di versi processi patologici della vita del paziente non sono limitati nel tempo né sono indipendenti l’uno dall’altro, ma sono semplicemente “parole” di quel lungo “discorso” che è la vita di ciascuno di noi.

L’Omeopatia non va confusa quindi con la ’Omotossicologia, che, sebbene utilizzi farmaci altamente diluiti (e per questo possa essere definita una Omeoterapia), parte da presupposti completamente diversi (per approfondire ti invito a leggere il capitolo della mia tesi di laurea relativo a questa terapia – Capitolo Omotossicologia). Gli omotossicologi utilizzano farmaci complessi, cioè formati da più valenze di partenza (dei mix per così dire) e cercano la guarigione in modo diverso dall’Omeopatia Classica, vale a dire tramite una depurazione dell’organismo dalle tossine accumulate. Quindi, anche se i prodotti omotossicologici sono registrati da un punto di vista legislativo come farmaci omeopatici, questi NON possono essere in relatà considerati dei prodotti omeopatici veri e propri. Come li riconoscete? Semplice! Guardando la lista degli ingredienti! Se ci sta più di un principio dentro il prodotto che avete in mano potete stare certi che non stiamo parlando di Omeopatia. Il che non è che sia male, ci tengo a specificarlo. Non è che l’Omeopatia è buona e la Omotossicologia cattiva (anche se ovviamente ritengo più valevole la prima, ..sennò avrei studiato Omotossicologia ! ). Semplicemente sono due cose diverse, ed è importante saperlo per poter discernere e valutare meglio.

L’Omeopatia poi è anche diversa dalla Fitoterapia. Anche se alcuni farmaci omeopatici hanno come base di partenza delle piante infatti, un farmaco per definirsi rimedio omeopatico deve essere 1. altamente diluito 2. soccusso 3. provato su persone sane per valutare quali sintomi provoca 4. dato secondo la legge dei simili. So che su questo ci sta parecchia confusione, anche dovuta al fatto che alcune case farmaceutiche registrano prodotti fitoterapici (come tinture madre di piante) come prodotti omeopatici, ma anche qui, non lo sono. Sono invece prodotti fitoterapici, che sono prescritti seguendo delle “regole” più vicine alla medicina allopatica: il paziente è agitato? prescrivo Tintura Madre (TM) di una pianta perché si calmi dato che quella pianta ha effetti sedativi.

Conoscere è il primo passo per comprendere, e spesso, comprendere porta a scegliere con più accuratezza, a discernere con maggior chiarezza fra benefici di uno o l’altra terapia, e quindi in totale, ad aumentare la nostra consapevolezza.

Fitoterapia Veterinaria

La fitoterapia, termine di derivazione greca composto da ρhιτon, pianta e τhέσρεια, cura, nacque probabilmente insieme all’uomo stesso, quando nella preistoria questo imparò a classificare per la prima volta le piante che incontrava come ‘benefiche’ o ‘dannose’, basandosi su la propria esperienza diretta e probabilmente anche sull’osservazione del comportamento degli animali. Ogni volta che ci penso mi appare meraviglioso come l’uomo, nel corso dei millenni, abbia imparato a distinguere gli usi possibili delle diverse piante (e mi immagino quanti errori disastrosi possa aver commesso nel frattempo..).

Considero la fitoterapia un coadiuvante molto utile in una terapia, utilizzandola quindi più che altro come Medicina Complementare più che Alternativa. Diverse piante, date con attenzione e sotto prescrizione, possono apportare benefici diretti e immediati, seppur ovviamente non così “drastici” come quelli dei farmaci.

Mentre alcune terapie alternative incontrano più difficoltà nella validazione, la fitoterapia può essere considerata sostanzialmente molto vicina alla medicina così detta “ufficiale” o allopatica, basandosi sullo stesso impianto diagnostico: individuo un sintomo (ad esempio, iperattività), somministro una pianta che abbia dimostrato in studi scientifici di essere utile per questa condizione (la Melissa ad esempio). Anche modalità e dose sono (o dovrebbero) essere decise in base alla ricerca scientifica. La fitoterapia moderna si basa infatti NON solo su quello che hanno scoperto i nostri avi, ma soprattutto sulla ricerca scientifica. Riviste e riviste di vario spessore scientifico hanno pubblicato negli ultimi anni articoli scientifici sull’utilità di diverse piante nelle diverse condizioni patologiche. Alcune piante (come l’Aloe in copertina) appaiono addirittura superiori al corrispondente farmaco.

Attenzione però, non è tutto oro quel che luccica. Se da una parte è fuori di dubbio infatti che alcune piante possano essere utili in diverse patologie, è altrettanto vero che troppo spesso queste piante vengono somministrate pensando che non abbiano effetti collaterali, che siano “medicina dolce” come si usa dire. Questo non è affatto vero e anzi gli effetti collaterali possono essere anche molto gravi. Questo è ancora più vero nel caso della Fioterapia Veterinaria, dove purtroppo dobbiamo adattare molti usi a studi fatti su esseri umani, senza avere la certezza della dose o della innocuità di quanto somministrato, in quanto mai testato su animali. Per questo è fondamentale che chi fa Fitoterapia per animali sia un Medico Veterinario formato in materia.

Floriterapia di Bach e Australiana

La Floriterapia è nata con il medico inglese Edward Bach all’inizio del XX secolo. Bach, un immunologo e batteriologo di fama, venne attratto dalle teorie di Hahnemann con cui entrò accidentalmente in contatto e da cui prenderà forma il suo lavoro.

Allontanatosi da una visione meccanicista, tipica della medicina moderna, Bach sperimentò su di sé e scoprì quindi l’uso di diverse Essenze Floreali. Egli notò che se era in preda ad un’emozione negativa come la paura, il rancore, la sensazione di solitudine, sostando durante le sue lunghe passeggiate presso una pianta in particolare veniva guarito da quell’emozione. Decise quindi di cercare di “raccogliere” l’Energia di queste piante, trasmettendola all’acqua.

Un’Essenza Floreale, o Fiore di Bach, non è altro che l’energia, l’impronta che quel determinato fiore lascia quando messo a contatto con dell’acqua pura di sorgente, sotto i raggi del sole (Metodo del Sole). Alcune Essenze più legnose hanno bisogno invece di una bollitura, ma il concetto è sempre lo stesso: quello che si ricerca non è tanto il rilascio di sostanze attive, quanto di energia. Ogni Fiore di quelli scoperti da Bach (38 in tutto) ha la possibilità di riequilibrare una malattia dell’Anima del paziente, e conseguentemente influenzare anche la malattia fisica.

La Floriterapia quindi NON è fitoterapia. Dentro la boccetta non rimane nulla (o quasi) dei principi farmacologicamente attivi della pianta. Inoltre le essenze vengono ulteriormente diluite prima di essere somministrate. La terapia è molto più simile a quella omeopatica (anche se non uguale) in quanto agisce solo l’Essenza del Fiore sull’energia del paziente. Per questo, la Floriterapia rappresenta davvero una “medicina dolce”, non ha alcun effetto collaterale né è controindicata in caso di gravidanza o allattamento. Le Essenze non hanno alcun tipo di controindicazione neanche nel trattamento dei nostri Amici Animali, a parte l’accortezza (naturalmente) di dover preparare per loro una miscela a basso o nullo contenuto alcolico, esattamente come si fa per i bambini.

Con il fluire degli anni, altre Essenze Floreali si sono aggiunte alle 38 create da Bach. In particolare, il dr. Ian White, un biologo, psicologo e terapeuta Australiano, ha sviluppato un set di 69 Essenze provenienti dal Bush, cioè tratti dalle piante selvatiche di questo antico continente. I Fiori Australiani, seppur simili ai Fiori di Bach come preparazione e come meccanismo d’azione (che rimane vibrazionale energetico, anche qui nulla di fitoterapico) hanno, in genere, un’azione più mirata e specifica, anche grazie al grande numero di Essenze base diverse. Nonostante questo la semplicità d’uso della Floriterapia Australiana risulta a volte disarmante, così come i suoi effetti sugli Animali.

I Fiori di Bach così come i Fiori Australiani sono infatti efficaci e sicuri anche nei nostri Amici Animali e anzi, sarà bellissimo scoprire con che velocità e profondità possono agire su di loro!

Aromaterapia

Gli oli essenziali (OE), risultato della distillazione a corrente di vapore di petali, foglie, radichette o pezzi di corteccia di piante aromatiche, o della spremitura della buccia degli agrumi di cui rappresentano la componente volatile sono a tutti gli effetti una parte della fitoterapia. Le applicazioni però sono così diverse da quelle direttamente fitoterapiche che possiamo considerare l’Aromaterapia una disciplina a se stante.

Un po’ di storia…

Fin dall’antichità, numerose civiltà hanno utilizzato le piante per scopi religiosi, medicinali e cosmetici; l’uso degli oli essenziali è una pratica che gli antichi Greci appresero dagli Egizi, con particolare attenzione per l’arte della profumeria; molti profumi erano usati sia per le proprietà medicinali che per impieghi cosmetici e i greci individuarono le proprietà stimolanti e calmanti di numerose piante. Il termine aromaterapia fu coniato da Gattefossè (1881-1950) , un chimico francese che lavorava con gli oli essenziali nel campo della cosmesi; il suo interesse per le essenze si racconta che sia stato suscitato dall’effetto sorprendente della semplice immersione di una mano ustionata, a causa di un incidente di laboratorio, in un contenitore di olio di lavanda: la mano guarì in poco tempo senza che comparissero infezioni e senza mostrare alcuna cicatrice. In Francia, l’utilizzo a scopi terapeutici degli oli essenziali è stato ampiamente investigato e documentato nei testi medici. Jean Valnet (1920-1995), medico di Parigi, sperimentò il loro utilizzo curandovi le ferite dei soldati durante la Seconda Guerra Mondiale trovandoli sorprendenti nelle loro proprietà. Dopo la guerra, il dottor Valnet continuò il suo lavoro con le essenze, sviluppando ampie ricerche in merito e con l’assistenza dei suoi studenti scoprì che alcuni oli essenziali hanno proprietà antivirali, antibatteriche, antifungine e che possono comportarsi da potenti ossigenatori, con la capacità, come descrive nei sui libri [Valnet 2004; 2005], di fungere da agenti trasportatori di nutrienti all’interno delle cellule.

Cosa dice la legge italiana…

Attualmente in Italia gli OE rientrano nel medesimo quadro legislativo che rigurda la fitoterapia in genere: l’immissione in commercio (e conseguentemente l’etichettatura) non sono legati a priori con una determinata composizione del prodotto, ma, potendo essere utilizzate in e come farmaci, dispositivi medici, alimenti, integratori, cosmetici o altro, la legislazione a cui fare riferimento è data dalla destinazione d’uso ed è questa che può eventualmente restringerne il campo di utilizzo. Gli oli essenziali naturali, puri al 100% (nb. questa definizione non è stabilita dalla legge: il produttore si autocertifica in etichetta al fine di garantire il proprio prodotto), sono il più delle volte commercializzati come aromi alimentari e, in quanto tali, ricadono nel campo di applicazione del Regolamento (CE) n. 1334/2008, relativo agli aromi e ad alcuni ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti destinati ad essere utilizzati negli e sugli alimenti e che modifica il regolamento (CEE) n.1601/91, i regolamenti (CE) 2232/96 e (CE) n.110/2008 e la direttiva 2000/13/CE. Il regolamento comunitario attuale, che si prefigge l’armonizzazione in ambito europeo, stabilisce un elenco comunitario di aromi autorizzati, le loro condizioni per l’uso e le norme relative alla loro ettichettatura.

Per la scelta degli olii essenziali consiglio sempre di scegliere ditte che producano in modo biologico, in modo da evitare residui pericolosi che in questi prodotti sarebbero molto concentrati. Inoltre se non vedete scritto sulla confezione “puro al 100%” significa che NON lo è: la dicitura non è obbligatoria per legge, per cui chi lo certifica lo fa di propria volontà e sotto la propria responsabilità, se dichiarassero il falso andrebbero incontro a problemi! Un aggiunta può essere la certificazione ISO 9001 che garantisce la qualità del prodotto e dell’azienda.

Gli oli essenziali sono miscele complesse, composte da componenti variabili, influenzati da fattori ambientali. Gli studi moderni, in effetti, dimostrano ampiamente che le singole componenti non risultano mai efficaci quanto l’essenza nella sua integrità. Perfino la somma delle parti non giustfica l’attività dell’intero; sembra infatti che vi siano moltissime interazioni, sinergie, fra le diverse frazioni, tanto che quelle presenti in minor misura possono portare un contributo maggiore delle altre. Fra i diversi composti che formano un OE non dobbiamo dimenticare che alcuni possiedono attività tossica, tanto che è necessario avere una buona conoscenza prima di utilizzarli, essendone per alcuni sconsigliato l’uso. Per molti la DL50 (dose letale per il 50% della popolazione su cui viene testata) per via orale si aggira intorno ai 1,50-1,90 g/kg, ma per alcuni questa può essere anche minore di un g/kg (tab.1).

Attenzione: gli oli essenziali sono sostanze concentrate, non vanno utilizzati puri ma diluiti, evitando il contatto con occhi e mucose, sono da tenere in luogo fresco e lontano dalla portata dei bambini e dei nostri animali!!

Genere/specie Oli DL50 (g/kg)
Malaleuca alternifolia Tea tree 1,90
Origanum vulgare Origano 1,85
Hyssopus officinalis Issopo 1,40
Ocimum basilicum Basilico 1,40
Mentha arvensis var.piperascens Varietà di menta piperita 1,25
Artemisia absinthium Assenzio 0,96
Thuia occidentalis Tuia 0,83
Senapis nigra Senape 0,34

Tab.1: Piante il cui olio essenziale risulta potenzialmente (DL50 > 1 g/kg) o altamente tossico (DL50 < 1 g/kg) Fonte: Wynn e Fougère 2007: 191

Ma gli olii essenziali sono solo questo.. ?

No, gli olii essenziali possono essere utlizzati come prodotti fitoterapici (ad esempio l’olio essenziale di lavanda sulle ustioni), ma anche

Essendo gli oli essenziali degli “estratti concentrati” delle piante da cui provengono, per essi è tanto più vero quanto detto pre le piante officinali: la loro composizione può essere ampiamente influenzata dalle condizioni ambientali, del terreno e climatiche, del luogo di origine e per questo prima di impostare qualsiasi studio è necessario definire non solo la specie botanica e la varietà alla quale ci si riferisce, ma anche la tecnica estrattiva, la parte della pianta utilizzata (es. Citrus aurantium fiori e buccia) e, per completezza e riproducibilità, è doveroso eseguire una gas cromatografia. Per la valutazione dell’attività dell’olio essenziale in toto o dei suoi costituenti prinicipali separatamente, viene utilizzato l’aromatogramma, termine coniato dalla scuola francese di aromaterapia fondata da Valnet che indica il corrispettivo dell’antibiogramma: tramite l’incubazione in vitro con culture cellulari del patogeno ne viene valutata l’attività antimicrobica.
Fra le diverse applicazioni possibili in medicina veterinaria di queste sostanze ad attività antibatterica, antifungina ed antivirale, oltre alle aplicazioni nella terapie di diverse malattie infettive, ricordiamo:
L’utilizzo in zootecnia, specialmente nel campo dl biologico, essendo alcuni oli essenziali in grado di modulare l’attività batterica ruminale, riproducendo in modo naturale l’attività di alcuni antibiotici (aumento della concentrazione totale dei VFA, aumento proporzionale del proprionato, diminuzione dell’acetato e/o diminuzione della concentrazione di ammonio). In particolare basse dosi (5 e 50 mg/l) di OE di origano (Origanum vulgaris) ed alte dosi (500 mg/l) di rosmarino (Rosmarinus officinalis), issopo (Hyssopus officinalis), salvia (Salvia officinalis) e tee tree (Malaleuca alternifolia) hanno dimostrato in vitro un’ottima azione nell’aumentare la fermentazione batterica, portando ad aumento del proprionato e del valerato e ad una diminuzione dell’acetato, del butirrato, del rapporto acetato/proprionato nonchè degli BCVFA (branch-chianed VFA).

L’utilizzo nella conservazione degli alimenti di origine animale: poichè le applicazioni pratiche in questo campo sono spesso limitate dal forte gusto che le essenze hanno e che trasmettono agli alimenti anche a basse concentrazioni nonchè dalla possibile interzione con alcuni ingredienti, l’effetto conservativo degli OE a dosi minori viene combinato con altre tecnologie, come ad esempio le basse temperature, alte pressioni idrostatiche e la MAP. In uno studio pubblicato nel 2007, l’olio essenziale d’origano (Origanum vulgaris) , a una concentrazione accettabile per il gusto finale pari al 0,1% ha dimostrato di poter aumentare la shelf-life (da 2-3 giorni a 5-6 giorni) di carne fresca di pollo conservata in MAP, avendo con essa attività sinergica. Inoltre gli oli essenziali di rosmarino (Rosmarinus officinalis), origano (Origanum vulgaris) e alloro (Laurus nobilis), hanno dimostrato, alla concentrazione del 0,1% un’ottima attività in vitro contro Listeria monocytogenes, seppur variabile a seconda della frazione esaminata.
Per chi fosse interessato alle fonti bibliografiche di quanto citato sopra è pregato di contattarmi.

FAQ Medicine Alternative

Quando si parla di medicine alternative, ci si riferisce ad un corpo di conoscenze strutturato e sviluppato in modo distinto dalla medicina “ufficiale”, dalla diagnosi alla terapia e che quindi sono (o possono essere) delle vere e proprie alternative praticate dal medico o dal veterinario in modo esclusivo. Sono medicine alternative ad esempio la medicina tradizionale cinese, l’ayurveda e l’omeopatia. Di queste però, solo l’omeopatia viene riconosciuta dalla FNOVI, la federazione degli ordini dei Medici Veterinari. Per medicine complementari invece, si intendono tutte quelle terapie che, dopo una diagnosi “classica” possono essere utilizzate in affiancamento o in sostituzione alla medicina ufficiale: è una medicina complementare ad esempio la fitoterapia.

Certo! Questo tipo di cure è applicabile ai nostri animali, grandi o piccoli, tanto che la Federazione degli Ordini Veterinari le riconosce come atto medico (praticabile cioè solo da un Medico Veterinario).

La salute viene definita nella Costituzione dell’OMS (Organizzazione Mondiale per la Salute) come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”: questo possiamo definirlo approccio olistico alla salute! In medicina veterinaria quindi in particolare per medicina olistica intendo un approccio al tuo amico che non lo scompone più in tante parti da curare singolarmente, bensì una presa del caso completa, che includa i diversi aspetti del suo Essere, evidenziando le sue particolarità che lo rendono unico e allo stesso tempo mirando al raggiungimento di uno stato di salute più simile per lui a quello descritto dall’OMS.

L’omeopatia è una medicina che stimola le capacità di reazione dell’organismo alle malattie, sia fisiche che psicologiche. Questo risultato è raggiunto somministrando all’organismo dosi estremamente diluite di farmaci (detti farmaci omeopatici) . Essi hanno questo effetto sull’organismo in quanto hanno prodotto, nelle sperimentazioni, sintomi simili alla malattia che si intende curare (da cui il nome, derivato dal greco omeo = uguale / pathos = malattia).

È stato ripetutamente osservato a livello clinico che la somministrazione di micro-dosi di farmaci che contengono informazioni simili alla malattia da curare, è in grado di stimolare la reazione dell’organismo alla malattia in atto, e quindi portare alla guarigione.

L’allopatia è un tipo di medicina che identifica la malattia nei sintomi della malattia stessa. Di conseguenza, somministra all’organismo dei farmaci, detti sintomatici, che cercano di eliminare i sintomi dall’organismo ( da qui il nome , derivato dal greco allos = diverso / pathos = malattia).

La somministrazione di questi farmaci porta all’eliminazione dei sintomi. Però i sintomi stessi rappresentano il tentativo da parte dell’organismo di reagire alla malattia, quindi l’eliminazione dei sintomi non elimi una la malattia in quanto tale: spesso non si ottiene una reale guarigione. La medicina convenzionale oggi più diffusa in occidente è di tipo allopatico.

Per fitoterapia si intende la cura delle patologie tramite l’utilizzo di piante medicinali e dei loro estratti. Questo tipo di terapia risale all’inizio dei tempi: dalla preistoria alle più grandi civiltà del passato, l’essere umano ha da sempre utilizzato foglie e frutti per la sua salute e per quella dei suoi animali. Nell’ultimo secolo, la scienza moderna ha dimostrato o smentito alcuni fra gli utilizzi tradizionali delle piante, portando la “fitoterapia moderna” ad essere una vera e propria scienza riconosciuta. Non bisogna dimenticare infatti come tanti dei prinicipi attivi tutt’oggi utilizzati nella pratica medica siano di derivazione naturale, ad esempio l’acido acetil-salicilico (presente in natura nella corteccia di varie specie salice così come nella pianta Spirea ulmaria, da cui fra l’altro deriva il nome di a-spirina). L’utilizzo della fitoterapia veterinaria richiede una conoscenza approfondita della farmacologia e delle possibili interazioni con farmaci o altre sostanze, perchè, pur essendo una medicina “naturale”, non è sempre priva di controindicazioni!

L’Aromaterapia pratica la cura delle malattie tramite l’utilizzo di olii essenziali puri al 100%. Questi olii sono estratti dalle diverse parti delle piante (fiori, foglie, radici) e possono essere considerati dei veri e propri concentrati delle loro propietà: centinaia di kg di fiori possono contribuire a formare un unico ml di essenza! Questi aromi possono essere utilizzati come cura diretta di alcune patologie fisiche, ma anche mentali o energetiche. Ad esempio l’olio essenziale di Lavanda è in assoluto uno dei più potenti ricostituenti della cute in caso di ustioni, può essere utilizzato da un punto di vista mentale per l’insonnia oppure, secondo una particolare branca dell’aromaterapia detta “Aromaterapia Sottile”, può essere applicato in corrispondeza del Chackra del Cuore per riequilibrare alcuni aspetti emozionali, come ansia, paura o rabbia. L’utilizzo degli olii essenziali, specilamente se ingeriti, richiede grandi precauzioni in quanto la loro concentrazione di principi attivi può essere responsabile di effetti tossici! Ovviamente possiamo usare l’Aromaterapia sia nel cane che nel gatto, sia per patologie fisiche che emozionali.

La Floriterapia è un metodo di cura olistico, ideato per primo da Edward Bach, un medico inglese vissuto a cavallo fra ‘800 e ‘900 . Il Dott. Bach, dopo anni di pratica e studio in ospedale, si era reso conto che mancava qualcosa all’approccio parziale al paziente a cui era stato abituato. Per questo e grazie alla sua sensibilità, ha sviluppato un metodo di cura dolce, basato sulla somministrazione di essenze florali che racchiudono in loro l’energia della pianta da cui provengono. Queste essenze, una volta diluite, vengono somministrate al paziente in gocce con l’obiettivo di armonizzare le vibrazioni dell’Essere nella sua completezza, partendo dalla sua Anima e quindi dalla sua Mente, con la certezza che un maggiore benessere a questi livelli si rifletterà inevitabilmente anche sul Fisico. A partire dall’esempio di Bach, in diversi continenti altri guaritori hanno indagato la flora locale per riconoscerne le potenzialità curative, ed in particolare una delle più ampie Floriterapie è quella Australiana, che conta molte e diverse essenze le cui radici affondano nella cultura aborigena locale, riscoperti e divulgati da Ian White. Pur essendo una cura vibrazionale, basata quindi non su sostanze fisiche presenti all’interno delle essenze, ma su vibrazioni energetiche trasmesse dal fiore alla persona, tramite il veicolo acquoso, si tratta di una metodologia molto semplice e pratica, utilizzabile in ogni occasione, senza nessun tipo di effetto collaterale nè interazione farmacologica.

L’omeopatia agisce stimolando la reazione dell’organismo, di conseguenza è efficace in tutte le situazioni in cui l’organismo sia ancora capace di reagire; vi sono però situazioni in cui la capacità di reazione è molto compromessa, e quindi anche l’omeopatia (come pure altre medicine) difficilmente può agire. In pratica, l’omeopatia copre tutto il campo della medicina, eccetto ovviamente la chirurgia e le situazioni più gravi della medicina d’urgenza.

I farmaci omeopatici, essendo ultra-diluiti, non possono avere effetti tossici: possono quindi essere usati anche nella prima infanzia e nelle donne gravide; inoltre, non danno reazioni allergiche. Questi farmaci hanno però una azione molteplice, potente e profonda sull’organismo, per cui devono essere ben conosciuti per essere adeguatamente prescritti.

Ciò significa che l’omeopatia, a parte casi limitati, non è adatta all’auto medicazione e deve essere prescritta da un medico o da un veterinario (nel caso dei nostri Amici).

Per quanto riguarda le altre terapie, tutti i composti possono dare nel singolo caso reazioni allergiche. La Floriterapia può essere considerata sicura, l’unica attenzione riguarda il veicolo alcolico con cui i fiori sono somministrati, nonostante io prepari sempre diluizioni NON superiori al 15-20% d’alcool (stesso metodo di somministrazione pediatrica). Per quanto riguarda l’Aromaterapia e la Fitoterapia invece ogni caso va assolutamente valutato nella sua interezza perché alcuni oli essenziali possono essere tossici se somministrati per bocca oppure caustici se utilizzati per applicazioni cutanee. Inoltre le interazioni farmacologiche con farmaci allopatici e fitopreparati sono ben documentati dalla ricerca scientifica: starà a me valutare tutti i molteplici fattori in gioco! Vi prego di comunicarmi sempre se il vostro animale ha già avuto reazioni allergiche o quali farmaci sta prendendo!

Per mia formazione e scelta, pratico prevalentemente un’omeopatia di tipo unicista, cioè ricerco il farmaco omeopatico corretto per il paziente, che possa curare i suoi aspetti mentali e fisici e lo somministro da solo, non mescolato nè alternato ad altri farmaci omeopatici. Questa scelta implica da parte mia una conoscenza ed uno sforzo maggiore rispetto alla così detta “omeopatia da banco”, nel senso che ogni singolo animale deve essere valuatato nella sua completezza e la cura non è indirizzata “alla patologia” ma al paziente in toto. La cura sarà quindi “per Lisa”, “per Poldo” e non più per “per la rabbia” o “per il diabete”.

Per garantire la maggior trasparenza possibile, il mio curriculum vitae aggiornato e completo è sempre visionabile su questo sito. Inoltre in questa pagina potrai visualizzare e scaricare le mie pubblicazioni.

In breve, mi sono laureata in medicina veterinaria, presso la facoltà di Teramo, nel 2010, ottenendo la votazione di 110/110 e lode, con particolare plauso della commissione per il mio iter curriculare accademico e per la sua tesi “Medicine Alternative e Complementari in Veterinaria al 2010 e future prospettive”. Il mio interesse per “metodi di cura alternativi” era già iniziato prima della laurea, comprendendo diverse discipline a cominciare dall’Aromaterapia nel 2006 (corso di Aromaterapia di base e Aromaterapia Sottile), continuando negli anni successivi con la Floriterapia di Bach (2006-2007, corso base e avanzato) e Australiana (2008, corso base e avanzato). In particolare ho approfondito in quegli anni diversi aspetti della floriterapia e dell’aromaterapia, legati alla conoscenza dei collegamenti mente-corpo (conosciuta come psico-somatica). Dopo la laurea è iniziato il mio percorso formativo in Omeopatia, tramite l’iscrizione a due diverse Scuole di formazione, riconosciute dalla Federezione degli Ordini dei Medici Veterinari (Centro di Omeopatia di Milano e Scuola di Omeopatia di Verona) oltre la partecipazione a diversi seminari e congressi, nazioni ed internazionali. Il Dottor Roberto Petrucci, medico omeopata e presidente del Centro di Omeopatia di Milano da cui sono attualmente in formazione, è riconosciuto a livello mondiale come uno dei maggiori clinici presenti, insegna omeopatia in Italia e all’estero in 15 diversi paesi e frequentare i suoi corsi è oggi punto di forza nel curriculum di tanti medici e veterinari. Sono attualmente diplomata in Omeopatia Veterinaria e riconosciuta presso l’Ordine dei Medici Veterianri di Teramo per le mie competenze in questa disciplina. Nel 2015 ho inoltre terminato un Dottorato di ricerca (PhD) presso l’Università di Teramo in Medicine Alternative nell’Allevamento Biologico, con il particolare riconoscimento di Doctor Europeaeus.

Nella maggior parte dei casi la risposta è sì! Comunque, come è stato evidenziato sopra, ogni caso deve essere attentamente valutato per via di possibili interazioni farmacologiche o altre controindicazioni specifiche. Nel caso dell’omeopatia poi l’affiancamento ad altre cure può essere consigliabile o meno. In linea di massima, starà a me e al tuo medico veterinario assieme valutare come impostare la terapia in modo da ottenere il maggior beneficio per il tuo Amico!

In generale, una visita omeopatica costa come una buona visita specialistica. Il costo, invece, della omeopatia unicista come metodo di cura è molto basso. Infatti:

  • La prima visita omeopatica (di un medico omeopata unicista) è solitamente molto approfondita: ciò permette una buona conoscenza clinica del paziente, e riduce nettamente la necessità di ripetute visite successive.
  • il costo delle medicine nella omeopatia unicista è molto basso: un singolo farmaco costa circa dai 4 ai 15 euro, ed è di solito utilizzato diverse volte per parecchio tempo.
  • il farmaco omeopatico cura contemporaneamente sia i problemi fisici che quelli mentali e la necessità di altri farmaci si riduce drasticamente
  • l’omeopatia stimola la capacità di reazione dell’organismo: di conseguenza, col passare del tempo, i nostri Amici tendono ad ammalarsi di meno.

Quindi, curarsi con l’omeopatia (unicista) permette un notevole risparmio sulle spese sanitarie del nostro Amico!