Chi è mio cliente lo sa: difficilmente si esce da una visita con me senza avere qualche perla di Omega 3 prescritta. Come mai? Davvero gli Omega 3 hanno tante proprietà? Come mai quantità, ma anche qualità sono così importanti? Vediamolo assieme stasera.. ?
Praticamente si sentono nominare ovunque. Per chi si approccia un minimo all’alimentazione naturale, sia veterinaria che umana, sono praticamente un must. Ma cosa sono gli acidi grassi essenziali Omega 3? Non dico che bisogna essere degli esperti di chimica, ma credo sia importante (come sempre) capire i concetti dal principio.
Gli acidi grassi sono basicamente delle catene, formate soprattutto da atomi di carbonio e idrogeno, oltre a qualche atomo di ossigeno che assemblate in varia maniera e con altri tipo di molecole, vanno a formare i lipidi. Uno dei metodi per catalogare la grande famiglia degli acidi grassi da un punto di vista chimico, è basato sulla presenza o meno di doppi legami fra gli atomi che formano la catena. Gli acidi grassi che NON hanno doppi legami nella loro catena sono detti saturi, se invece sono presenti uno o più doppi legami vengono detti monoinsaturi e polinsaturi.
Parliamo ora dei poli e monoinsaturi. La posizione di doppi legami all’interno della catena può essere conteggiata in vari modi, fra cui quello più comune (almeno nel lessico comune) è partire dall’atomo di carbonio, che viene chiamato ω (Omega). Molto semplicemente quindi, i “famosi” Omega 3 sono quelli che hanno un doppio legame fra l’atomo n°3 e il 4 a partire dal ω, mentre gli Omega 6 sono quelli che hanno il primo doppio legame fra l’atomo n°6 e 7 della catena. Andando avanti così ovviamente, esistono anche gli acidi grassi Omega 9, Omega 12 etc.Dove sta la differenza? La differenza è nel fatto che gli organismi animali che ci interessano in questo blog (cane, gatto e forse anche l’uomo dai, per bontà!) non sono in grado di creare un Omega 3 da un Omega 6, mentre sono sempre in grado da un Omega 3 ad esempio di creare un Omega 9 o 12. Gli acidi grassi cioè del tipo Omega 3 e anche alcuni degli Omega 6 sono definiti essenziali, in quanto non sintetizzabili da cane e gatto e che devono essere quindi necessariamente introdotti con la dieta.
All’interno della famiglia Omega 3 però, non tutti sono uguali. Infatti, l’organismo animale (sempre inteso uomo, cane, gatto) non è in grado se non in minimissima parte di convertire l’acido alfa-linolenico (ALA) negli altri componenti della famiglia, fra cui vedremo i più importanti sono EPA e DHA.
Eeeeh? ? Vi ho svelato un arcano?! ? Andiamo avanti e vediamo a cosa servono.
Le conoscenze riguardo i molteplici benefici degli acidi grassi Omega 3 risalgono alle osservazioni di alcuni ricercatori del ‘900, che notarono come le popolazioni dove il consumo di pesce pro-capite era massiccio, come ad esempio quella eschimese, alcune patologie avessero un’incidenza nettamente minore. A partire da queste prime scoperte, sono stati condotti innumerevoli studi sugli acidi grassi Omega 3 e sulle loro funzioni, sia nell’organismo umano che animale. Riassumendo al massimo, mentre gli Omega 6 hanno effetti pro-infiammatori, gli Omega 3 al contrario favoriscono la produzione di mediatori chimici anti-infiammatori. Essendo l’infiammazione la base di molti squilibri cronici, adeguate concentrazioni di Omega 3 nella dieta sono attualmente considerate benefiche per un’infinità di patologie, sia come prevenzione che come terapia. Vediamo un elenco NON esaustivo delle più interessanti per i nostri Amici (come dire.. ci sarebbe molto altro ancora da dire!).
Dermatite atopica in primis, ma anche processi infiammatori di vario genere, secchezza cutanea e anche semplicemente la lucentezza del mantello, vengono migliorate dall’assunzione giornaliera di Omega 3. Diversi studi hanno dimostrato come siano EPA e DHA ad avere i maggiori effetti, mentre effetti molto minori si possono ottenere anche con l’olio di lino (ricco in ALA).
Come in medicina umana, anche in veterinaria è stato riscontrato come diversi tipi di patologie cardiache del cane e del gatto, possano beneficiare dell’assunzione di EPA e DHA. Gli effetti degli Omega 3 si hanno sia a livello di vasi, dove svolgono un’azione vasodilatante, sia nella riduzione delle citochine pro-infiammatorie (PGE2, TNF, IL-1) che portano, in caso di patologie cardiache croniche, a dimagrimento eccessivo con perdita della massa magra (un fenomeno chiamato cachessia e osservato anche in corso di patologie tumorali). Gli Omega 3 diminuiscono inoltre le aritmie cardiache.
L’insufficienza renale cronica, sia come prevenzione che come cura della patologia, beneficia enormemente degli acidi grassi essenziali Omega 3. Quando vi dicono che “le proteine fanno male ai reni” e che, per evitare danni renali al vostro cane e gatto dovete evitare di dare “diete troppo cariche” (vedi qui per sfatare varie di queste leggende metropolitane), sappiate che in effetti l’unica vera modifica alimentare che abbia dimostrato di influire sull’andamento della patologia renale è l’assunzione di Omega 3. Il loro apporto con la dieta infatti ha dimostrato di diminuire la proteinuria, l’iperestensione glomerulare e la produzione di eicosanoidi proinfiammatori.
La cascata dell’infiammazione gioca un ruolo fondamentale nella patogenesi delle malattie articolari, per cui non sorprende che gli Omega 3 siano enormemente utili anche in questo caso. Essendo poi alcune patologie articolari un circolo vizioso che si autoalimenta, gli Omega 3 non serviranno certo per curare la cartilagine già malata, ma potranno impedire l’avanzare della patologia. Fra l’altro, gli Omega 3 sembra che abbiano anche la capacità di accelerare il metabolismo corporeo, aiutando a combattere l’obesità che troppe volte, nei nostri Amici cane e gatto, è associata a patologie articolari.
Soprattutto per i cani anziani (come abbiamo già visto qui), gli Omega 3 hanno dimostrate proprietà di miglioramento delle funzioni cognitive. Oltre agli anziani, all’altro estremo del circolo della vita, gli Omega 3 hanno dimostrato un ruolo importante anche nello sviluppo neurologico e cognitivo dei cuccioli, oltre a diminuire l’incidenza di alcune malformazioni se somministrati durante la gravidanza. In entrambi i casi (cuccioli e cani anziani) sembra sia soprattutto il DHA che gioca un ruolo importante.
Altri esempi di patologie neurologiche e comportamentali dei nostri Anima-li, in cui gli Omega 3 diminuiscono l’incidenza dei sintomi ,sono epilessia e aggressività.
Come abbiamo visto, gli Omega 3 bloccano sostanzialmente l’infiammazione. In corso di patologie neoplastiche, ma anche per la loro prevenzione, è fondamentale regolare la produzione di fattori infiammatori, che possono produrre fra l’altro uno stato di cachessia. Diversi studi hanno dimostrato come gli Omega 3 abbiano effetti benefici nel cancro al colon, nei linfomi, negli osteosarcomi, aumentando anche in modo significativo i tempi di sopravvivenza.
Sì, perchè dire Omega 3 è facile, ma quali dobbiamo usare per migliorare davvero la salute dei nostri Anima-li? E quanti?
Primissimo punto da chiarire: quali sono gli Omega 3 veramente utili per la salute di cane e gatto (e essere umano)? perchè, come abbiamo visto, ne esistono diversi. L’ALA (acido alfa-linolenico), presente in alimenti di origine vegetale come semi di lino e olio di semi di lino, è in realtà solo un precursore delle forme attive anti-infiammatorie EPA e DHA (di cui riporto solo le abbreviazioni, chè il nome intero – scritto sopra comunque – è più lungo dell’articolo ? ). Nell’essere umano, l’ALA viene convertito in EPA e DHA in misura minore al 5% di quanto ingerito. Nel cane, l’ALA è scarsamente convertito in EPA, per nulla in DHA. Per questo gli integratori vegetali di Omega 3 (ricchi di ALA e GLA – acido gamma-linolenico), per quanto eticamente preferibili sicuramente di quelli a base di olio di pesce (dove sono presenti soprattutto EPA e DHA), sono praticamente inutili, sia per noi, che per i nostri Amici.
Dunque, abbiamo capito che gli acidi grassi essenziali veramente salutari sono gli Omega 3 (anti-infiammatori) e non gli Omega 6 (pro-infiammatori). Fra gli Omega 3 abbiamo stabilito che non è l’ALA (acido alfa-linolenico) ad essere attivo, ma EPA e DHA. La domanda successiva sarà chiaramente: quale fonte utilizzare di EPA e DHA per i nostri animali?
EPA e DHA si trovano in grandi quantità in alcune specie di pesci. Si, ma quali pesci? e soprattutto, quanto pesce? Quest’ultima domanda in particolare è importantissima. Molti dei miei clienti, soprattutto barfisti dove già vige la “regola d’oro” del pesce una volta a settimana, sono convinti che integrare pesce una o due volte a settimana nella dieta sia sufficiente. La risposta è: dipende cosa volete ottenere. Se volete semplicemente variare il menu dei vostri Amici, il pesce due volte a settimana va benissimo e sapete ormai meglio di me come la variabilità sia la chiave della salute in nutrizione (del cane e del gatto, come umana: “seguite una dieta fresca e variata” vi dirà qualsiasi medico). Se però il vostro obiettivo è utilizzare gli Omega 3 come prevenzione di alcune patologie, beh, no, il pesce una o due volte a settimana non basta assolutamente per garantire livelli utili di EPA e DHA. Nella tabella trovate indicato la quantità di pesce, diviso per alcune specie, che il vostro cane o gatto dovrebbe mangiare AL GIORNO per avere la quantità di EPA e DHA di 1 grammo.
Ora, a seconda della patologia e del peso del vostro Amico, le quantità necessarie secondo la letteratura scientifica cambiano, ma per farvi un esempio 1 grammo al giorno potrebbe essere sufficiente per un cane di 10kg con insufficenza renale cronica. Ripeto: al giorno! ? Fatevi due conti e capirete come mai, se il nostro scopo è il benessere dei nostri Amici, integrare sia l’unica strada.
Per questo stesso motivo, è importantissimo scegliere Omega 3 in perle, che abbiano subito processi di distillazione, possibilmente ripetuti più volte, proprio per garantire la purezza del prodotto finale. Al contrario, olio di pesce, specialmente quello per animali, non subisce praticamente nessun tipo di controllo e rappresenta, almeno potenzialmente, un “frullato della qualunque”.
Riguardo il problema della presenza di metalli pesanti o altri residui, negli ultimi anni è scoppiata la moda dell’olio di Krill. Il Krill è infatti un piccolo crostaceo, praticamente la base della catena alimentare, ed è per questo molto meno inquinato rispetto ai grandi pesci predatori come il tonno. Gli Omega 3 da olio di Krill sono, secondo alcuni studi, maggiormente biodisponibili rispetto a quelli di pesce, venendo in sostanza assorbiti meglio a livello intestinale. Per quanto mi riguarda il consiglio che vi do è sempre lo stesso: controllate che sul fantomatico prodotto che state comprando, dall’etichetta tanto ammiccante, sia chiaramente specificato la quantità di EPA e DHA. Semplice! ?
Nella lettura delle etichette sta la nostra possibilità di scelta critica, per noi e per i nostri Anima-li. Scegliendo spostiamo il mercato. Scegliendo, praticamente, votiamo, ogni giorno della nostra vita.